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Un noir piscologico, senza filtri

Il genere noir c’è, probabilmente anche il thriller. Stile di scrittura molto “visuale”, quasi cinematografico, e “sensoriale”. Personaggi ben delineati e dalla forte personalità, fascinosi direi, che si muovono con sicurezza; ma ciò che mi ha colpito, e che non mi aspettavo, è la profondità con cui vengono esplorate le dimensioni psicologiche delle relazioni tra di essi.
Un romanzo che spazia molto e affronta con coraggio e senza freni gli aspetti più sofferti delle vite che narra e temi sociali e umani gravi e impegnativi.
MALADENTRO è senz’altro l’inizio di una saga noir incentrata sull’esistenza di un complesso poliziotto, non di un seriale. Ma questo francamente l’ho capito dopo, leggendolo.
Infatti, quando l’ho comprato non mi aspettavo molto oltre la solita ammazzatina brillantemente risolta dal commissario o dal magistrato di turno, invece mi sono trovato a combattere un emozionante e intenso incontro con un pugile-romanziere incredibilmente esperto e padrone del ring narrativo, così come dei tempi esistenziali e delle ragioni più intime e riposte dei sentimenti e dei malesseri dei personaggi.
A mio giudizio, MALADENTRO è una lettura per ardimentosi, impreziosita da sprazzi di realismo magico che mi hanno sorpreso e anche inumidito gli occhi di una sottile commozione. Nell’insieme mi ha lasciato scosso, ma felice e desideroso di leggere il secondo. Spero che non sia una balla che esce a novembre.
Infine, le note tecniche in appendice al libro mi hanno fatto piacere e intravedere qualcosa del mestiere dell’autore che, secondo me, non fa l’impiegato come me.

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