0%
Still working...

Può un poliziotto essere anche un ricercatore sociale?

Maladentro è l’inizio di una storia, solo l’inizio, di un mondo e di un racconto.

La storia nasce da un’idea narrativa collegata a uno spunto di natura sociologica.

Centrale, e dirimente in molte occasioni, è stato porsi la seguente domanda: può un poliziotto essere anche un “ricercatore sociale”?

Forse nessuna professione come questa consente d’immergersi tanto, e tanto profondamente, in un contesto sociale. Semmai, a distinguere l’una figura dall’altra è la finalità della sua azione: l’una d’investigazione tesa a prevenire/reprimere un reato, l’altra puramente ed esclusivamente scientifica.

Del resto, lo stesso Raymond Boudon, nel descrivere l’operazione conoscitiva del ricercatore sociale, faceva esplicito riferimento alla necessità di porre in essere una sorta di “induzione poliziesca”. Naturalmente, vien da sé che questa sovrapposizione si realizza soprattutto con il ricercatore sociale qualitativo (o non-standard), cioè colui che si avvale di un procedimento di tipo induttivo e delle tecniche di ricerca tipiche dell’etnografia.

Non è un caso quindi che fonti d’ispirazione sociologica di questa storia sono state la Scuola di Chicago e le storie di vita e di famiglia di Daniel Bertaux.

Ma perché dotare una narrazione di una trama sottostante così, a tratti, complicata e, a dirla tutta, forse anche ridondante?

Perché quando si racconta una storia non si racconta solo una storia.

Ci sono un contesto storico, relazioni sociali, problemi e caratteri di livello sovra-individuale che non possiamo permetterci di ignorare, di tacere, se non a costo di rendere asfittiche, unidimensionali, irrealistiche le nostre storie.

Guardare solo alle micro-interazioni, avulse dalla società in cui si intessono, ci renderà la vita forse più facile ma non faremmo di certo un buon lavoro, come spettatori senza parola.

Ecco, è stato anche con questo spirito che mi sono avvicinato a questo lavoro; esso ha fornito non solo l’armatura della storia, ma anche quel certo sguardo – liberamente ispirato all’opera di Alessandro Dal Lago e Rocco De Biasi –  mai abbandonato, con cui osservare i suoi attori e il suo mondo.

Recommended Posts